Portici di piazza Chanoux, Aosta

  • Angelo Morelli
  • 2007
  • N. Inv. 17.14.01
  • Edizione 100 + 2 AP
  • Categorie: Interni, Architettura

La ricerca geometrica e compositiva delle opere di Angelo Morelli trasforma gli edifici in immagini caleidoscopiche e in forme astratte, interscambiabili lungo l’asse orizzontale/verticale. La scelta di fotografare il soffitto con un punto di vista completamente perpendicolare allo stesso è un invito a volgere lo sguardo sempre in alto per catturare delle sensazioni altrimenti inesplorabili. Il bianco e nero concorre ad alleggerire la fisicità dei volumi e allo stesso tempo trasporta la realtà in una dimensione atemporale, luogo della memoria. La profondità dell’immagine acquista così connotazioni più metafisiche che fisiche, la fotografia diventa un polo magnetico che chiede allo spettatore di abbandonarsi a una visione totale.
Angelo Morelli si avvicina alla fotografia quando, visitando il Museo Reina Sofía di Madrid, si imbatte in una retrospettiva di Robert Capa dedicata alla guerra civile spagnola. La sua strada però, segnata dall’esempio del fotografo ceco Josef Koudelka, non prende la direzione del reportage di guerra ma è improntata alla fotografia di paesaggio, architettura e di viaggio, di cui sono testimonianza i reportage ambientati a Cuba, in Marocco, in Romania, in Argentina, in Madagascar e in Egitto. Tra il 2005 e il 2006 per il Ministero del Turismo del Marocco realizza le fotografie delle campagne stampa italiane e partecipa a diverse spedizioni nel Sahara libico, durante le quali segue la Missione Archeologica Italiana-Libica documentandone il lavoro. Negli stessi anni è protagonista a Bergamo, dove partecipa a due mostre collettive - La città che sale (2005, Complesso di Sant’Agostino) e faces:places=art:emotion (2006, Museo Storico). Dopo aver collaborato per anni con l’agenzia olandese The Cover Story, specializzata in servizi foto-giornalistici, attualmente è legato all’agenzia inglese Millennium Images. Dal 2010 lavora per la Regione Piemonte alla creazione di un grande archivio dell’architettura barocca piemontese. Nel 2013 espone a Museo a cielo aperto di Camo (Cuneo), un progetto artistico curato da Claudio Lorenzoni.