Capri #4

  • Carlo D'Orta
  • 2009
  • N. Inv. 296.16.02
  • Edizione 9 + 2 AP
  • Categorie: Architettura, Still life, Astratto

L’interesse per l’architettura, nelle sue infinite declinazioni, è un aspetto ricorrente nella ricerca artistica di Carlo D’Orta, che si caratterizza per immagini di forte impatto visivo costruite in modo attento e rigoroso. In questo scatto egli isola e decontestualizza un singolo particolare, estrapolato dal quadro reale, donandogli vita propria. La rielaborazione del dato architettonico lo porta a creare fotografie in cui le forme, geometrie e colori si fondono in composizioni che tendono all’astrazione.
In queste immagini Carlo D’Orta propone una nuova visione del rapporto tra la fotografia e l’architettura. Gli edifici non sono colti nella loro interezza, a catturare la sua attenzione sono i dettagli, piccoli particolari di linee, forme e colori che vengono trasformati nel loro passaggio attraverso l’obiettivo del fotografo. Tutti questi elementi essenziali sono isolati dal loro contesto e diventano, anche per questo, qualcosa di diverso e di nuovo: quello che D’Orta propone è infatti una serie di visioni grafiche, di forme essenziali mutate in simboli dalla evidente caratterizzazione pittorica. La nuova visione di questi particolari architettonici li proietta nel campo dell’astrazione, della metafora, dei simboli. Il muro di mattoni che incornicia il corrimano e la scala viene spinto oltre la propria reale funzione, e deve essere colto come reticolo di linee e forme, in cui il bianco e il blu della vernice possono essere associati al mare che si infrange sulla sabbia. Qui risiede la potenza comunicativa della serie, nella capacità di spezzare il legame con ciò che è concretamente tangibile conducendo lo sguardo e la mente di chi osserva in una seconda realtà.
Già fotografo per passione, nel 2003 D’Orta decide di approfondire le proprie attitudini artistiche. Frequenta corsi avanzati di pittura e fotografia presso la University of Fine Arts di Roma e lo IED di Milano: la sua tecnica fotografica subisce una completa trasformazione. L’artista inizia a dedicarsi a uno stile che tende all’astrazione e risalta l’importanza del colore, rendendo lo scatto molto vicino alla rappresentazione pittorica. Oggetto della sua fotografia è spesso un particolare architettonico, preferibilmente decontestualizzato, o ritratti deformati dai riflessi delle vetrate, centrali nelle due serie Berlino: il Bianco, il Grigio, la Luce e Vibrazioni. Nel frattempo matura una particolare inclinazione surrealista che trova massima espressione in Paesaggi Surreali: il movimento viene valorizzato con la particolare tecnica di specchi che deformano l’immagine. D’Orta torna, poi, all’attenzione per le forme e l’astrazione geometrica e nel 2013 avvia la serie (Re)FineArt, in cui ritrae grandi raffinerie e complessi industriali, qui rivalutati in chiave artistica. Torna di nuovo alla tridimensionalità con la serie (S)Composizioni. Tra il 2012 e il 2015 nasce la serie Liquidance, realizzata per l’Accademia Nazionale di Danza. Nel 2015 partecipa ad Arte Fiera (Romberg Arte Contemporanea Gallery). Nel 2016 partecipa al MIA Photo Fair con la personale Biocities II, Traslazioni e Vibrazioni - a cura di Italo Bergantini. Nel 2017 è al National Museum di Singapore con Italian Vibrations, col patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura a Singapore. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche come il Museo di Arte Contemporanea Palazzo Collicola, Collezione 2.0 (Spoleto) e l’istituto Italiano di Cultura a New York.
 Partecipa a numerosi premi nazionali e internazionali come il Sony World Photography Award, presenta le proprie opere in numerose gallerie pubbliche in Italia, Germania e a New York; sue interviste sono pubblicate su Artitude (2011), AdToday (2014), InsideArt (2016).