L’opera di Ricciardi oltrepassa la mera documentazione del soggetto, in questo caso la rosa Stanwell Perpetual, arrivando a una sintassi fotografica capace di trasmettere sottotraccia sensazioni contrastanti. La rosa cessa di essere un semplice fiore per diventare un monumento antico che provoca lo stesso fascino decadente che si può provare dinanzi alle rovine disegnate da Piranesi. Il tempo ha fatto il suo corso tracciando sui petali le pieghe e le storie di cui è portatore.
La serie À rebours, vocabolo che può essere tradotto come “controcorrente” o “a ritroso”, richiama l’omonimo libro di Joris-Karl Huysmans nel 1884, il cui protagonista fugge dalla metropoli cittadina per rifugiarsi nella campagna dove, in modo maniacale, asseconda ogni suo desiderio estetico. Ricciardi presenta sullo sfondo di un nero pece dei fiori che si stagliano come presenze metafisiche e dal sapore al contempo monumentale e decadente.
Ugo Ricciardi, di origine italo-svizzera, vive e lavora a Torino. Dopo aver conseguito due Master in Fotografia di Moda presso la Kaverdash School di Milano, avvia la sua carriera di fotografo lavorando per l’agenzia di fotogiornalismo La Presse e come assistente del noto fotografo Giuseppe Pino. Negli stessi anni, tra il 1998 il 2003, è stato anche assistente presso SuperstudioIndustria di Fabrizio Ferri, dove ha collaborato con professionisti internazionali come il fotografo e musicista austriaco Andreas Bitesnich e Bruno Bisang, riconosciuto internazionalmente come uno tra i migliori fotografi di moda. Dopo la parentesi milanese, nel 2004 Ugo Ricciardi rientra a Torino e si concentra professionalmente nel campo della fotografia di moda e di pubblicità, avviando collaborazioni in tutta Italia per importanti brand nazionali tra cui Roncato, Mondadori, Keramine H, Lisap, People Milano, Les Pieces Uniques e Luk Ap. Lo stesso anno, nello spazio di Mara Granzotto, il Photoikon di Torino, espone la serie Angeli di Pietra, ripresentata anche l’anno successivo a Treviso (2005). Nel 2007 prende parte a una mostra collettiva della collezione di opere del pittore Enrico Colombotto Rosso. Tra il 2008 e il 2012 è stato docente di fotografia di ritratto presso l’associazione Ph Libero a Torino e parallelamente, ispirato dai costanti viaggi in Africa e negli Stati Uniti, avvia una produzione di progetti personali, con cui affronta principalmente i temi della caducità dell’esistenza e della trasformazione della materia. Nel 2014 partecipa all’esposizione collettiva Un Certain Regard voluta dallo stilista Walter Dang e allestita presso la Galleria San Federico di Torino.
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