La rotazione vorticosa di una trottola dai colori fiammanti su uno sfondo scuro è il soggetto centrale di questo lavoro che si sviluppa in una miniserie di due scatti. Seguendo i principi cardine della sua ricerca, Diego Kuffer trasforma la velocità in un ingrediente primario della fotografia a cui accosta, come elemento complementare, la frammentazione spaziale attraverso un approccio cubista, capaci insieme di trasformare la visione della realtà.
È inevitabile, avvicinandosi alle opere di Kuffer, creare un ponte con due delle più importanti correnti artistiche che hanno attraversato il XX secolo e influenzato in modo decisivo la percezione di gusto, resa espressiva e rapporto tra individuo e società: il futurismo e il cubismo. Se il futurismo, esaltazione pura della velocità, del progresso e del rinnovamento, si concretizzava nelle arti visive in una resa vorticosa e dinamica dei corpi, il cubismo, moltiplicando i punti di vista con cui guardare l’oggetto, si formalizzava in opere spiazzanti, trasformando la visione della realtà. Tutti questi elementi si fondono nell’opera fotografica di Kuffer il cui soggetto d’analisi è spesso la strada, nel suo brulicare di persone, luoghi particolari o oggetti singoli. Attraverso la scomposizione dell’immagine si realizza il passaggio da una realtà data a una indefinita, tendente all’astratto. Tuttavia, lo stacco non è mai netto, i soggetti sono ancora riconoscibili ma resi come se fossero visti attraverso le lenti caleidoscopiche del tempo che ne moltiplicano le possibilità di lettura e di significato. Le fotografie diventano quindi un filtro irreale del reale, in cui l’immagine tradisce la sua natura fittizia e finzionale, la sua incapacità di essere fedele testimone di ciò che vorrebbe riprodurre. Kuffer mette in scena, attraverso i suoi scatti, una trasformazione soggettiva del quotidiano e invita ognuno a un’interpretazione aperta della realtà.
Diego Kuffer consegue la laurea in economia e si specializza in psicanalisi e semiotica presso la Pontificia Universidade Catòlica di San Paolo. Dopo una decennale carriera nel settore del marketing, approda al mondo della fotografia, attratto dal circuito dell’arte e dal sistema del mercato dell’arte. Si iscrive al biennio di fotografia della Escola Panamericana de Arte, dove completa gli studi nel 2010. La Escola è sede della sua prima mostra collettiva, Paisagem Imaginária, a cura di Eder Chiodetto, lo stesso curatore di Dobradiça, allestita presso la Arterix Gallery di São Paulo (Brasile). Nel 2011 la galleria Hebraica gli dedica la sua prima mostra personale, Caderno de Anotações. Nello stesso anno, avvia una solida collaborazione con la Galéria Lume Photos. Il lavoro di Diego Kuffer ha ricevuto l’attenzione di magazine come Picame, Old e Nossa America, che hanno pubblicato le sue fotografie, e la rivista di settore Fotografia et al che gli ha dedicato un’approfondita intervista. Con Lume Photos partecipa alla esposizione collettiva Photo Art Brasil (Galeria Sérgio Caribé, 2011), a SP Arte/Foto (2011-2012), a SP Arte (2012) e ad Art Rio (2012). E ancora, nel 2012, è protagonista di Traços de Realidade, la mostra collettiva con Juan Esteves e Rodrigo Kassab.
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