I nudi neoclassici di Thierry Bansront

Come è avvenuto il tuo approccio al mondo della fotografia?

«I primi passi nel mondo della fotografia li ho fatti in corrispondenza della nascita della mia seconda figlia. Niente di particolarmente originale, dei ritratti di famiglia come tutti potrebbero fare. Poi è cambiato qualcosa: ho scoperto un linguaggio che mi ha offerto nuove possibilità d’espressione e gradualmente ho cominciato ad indagare l’universo del ritratto. Con il passare del tempo ho appreso la tecnica e mi sono rivolto al ritratto di studio, perché mi sono reso conto che il lavoro sulla luce mi attirava molto e soprattutto mi sono reso conto che volevo poter controllare l’illuminazione. I miei amici e la mia famiglia mi sono serviti da cavie in tutto questo periodo. É stato a partire da qualche anno fa che mi sono lanciato veramente nella fotografia di ritratto, organizzando i miei primi photoshoots con delle modelle e quindi con delle persone che non conoscevo. Ho cominciato da ritratti classici, anche se in realtà avevo già in testa le fotografie neoclassiche. Ho studiato molto la luce e i colori delle vecchie tele dei maestri (Ingres, Bouguereau, Caravaggio…) e per settimane ho cercato il viso perfetto per avviare questa serie. L’ho trovato tramite una giovane modella che aveva lavorato con un amico fotografo, le ho spiegato ciò che desideravo fare (è complicato quando non hai delle fotografie da mostrare in questo stile) e lei ha accettato di essere la prima a posare. Era aprile 2014 ed l’opera era intitolata Compassion».

Puoi spiegarci il significato delle fotografie di Alidem?

«Sono sempre stato affascinato dai grandi pittori classici ed in particolare dal periodo neoclassico. Ammiro molto l’opera di Ingres, di cui ho scoperto i quadri durante i miei studi di storia dell’arte. Essendo un pessimo pittore, ho pensato che la fotografia potesse rappresentare una passerella verso la pittura, un modo per rendere omaggio a un periodo della storia dell’arte che mi toccava, senza il vincolo di usare il pennello. Senza copiare ciò che già era stato fatto, volevo ricordare lo stile neoclassico creando opere originali. Sulle mie fotografie non ci sono né decori, né accessori d’epoca: l’idea è giocare sull’incoscienza delle persone che vogliono avvicinarsi alla pittura classica tramite la luce, la posa e i colori, i quali credo costituiscano gli elementi che permettono di avvicinare lo spettatore al mio lavoro.
Il mio obiettivo è rendere omaggio alla bellezza naturale delle donne, in barba ai dictat della fotografia contemporanea. Non cerco necessariamente dei modelli professionisti, al contrario preferisco lavorare con delle modelle che assomigliano alle donne che si potrebbero incrociare tutti i giorni per la strada. Per intenderci, alcune mie modelle non hanno mai posato nude o addirittura non hanno mai posato, non cerco di renderle belle, ma di mostrarle come appaiono ai miei occhi: ecco perché allo stesso tempo sono molto esigente nella scelta. Guardo alle tele del passato per ricrearne la luce, la posa e i volti atemporali dei personaggi».

Quale tecnica usi per realizzare i tuoi scatti?

«Ciascuna foto neoclassica viene prima disegnata su carta, sia che io faccia il disegno in funzione della modella con cui lavoro - su misura - sia io faccia un disegno, perché ho un’idea per un tema e cerco una modella che corrisponda a ciò che desidero. Lavoro con il flash normale o con un flash costante a seconda delle necessità. Impiego molto tempo per preparare l’apparecchio fotografico allo scatto per far sì che la bozza si avvicini il più possibile al risultato finale, poi finisco con un grosso lavoro di calibrazione per giungere a quell’opera così particolare. Generalmente scatto con una Nikon D800 e con una lente ottica di 500 mm fissa».

Cosa vuol dire per te “fotografia”?

«Per me la fotografia è un istante effimero reso per sempre immortale. La voglia di consegnarsi e di dare un senso alle cose, al momento, all’emozione. Di rendere vivo l’istante, poi di condividere con gli altri questa forma d’intimità tra il modello e il fotografo senza alcuna barriera, senza censura, con un certo pudore. Mi piace molto questa frase che un giorno mi è stata detta: “La fotografia è una breve complicità tra la lungimiranza e la casualità».

Progetti per il futuro?

«Naturalmente nei progetti per il futuro rientra l’intenzione di proseguire con i ritratti neoclassici. Lavorare su messe in scena più ambiziose, facendo intervenire anche dei modelli uomo che però fatico a rintracciare».