Il passato contemporaneo di Andrea Cicala Pozzuoli
Com’è avvenuto il tuo percorso formativo?
«Da ragazzino ho frequentato l’Istituto d’Arte, durante il quale ho sviluppato una particolare inclinazione per la pittura, poi gradualmente mi sono avvicinato alla fotografia, ma la usavo solo come strumento preliminare alla stessa. Per un certo periodo ho usato entrambe le tecniche, poi mi sono reso conto che la mia strada era la fotografia. Quindi, una volta portati a termine gli studi liceali, ho deciso di iscrivermi a una scuola specifica».
Qual è il significato degli scatti di Alidem? Mi riferisco alla serie It is not '600.
«Queste opere nascono prima di tutto da una mia curiosità nei confronti della pittura fiamminga che ho avuto modo di osservare e analizzare anni fa. A quel punto ho pensato ad una tecnica che fosse in grado di portare una ventata di novità a dei quadri obiettivamente splendidi ma che, secondo me, necessitavano di essere svecchiati».
In poche parole, si tratta di una reinterpretazione della pittura fiamminga in chiave moderna?
«Esatto. Li ho reinterpretati senza snaturarne l’impostazione accademica, introducendo allo stesso tempo alcuni elementi moderni. Tutto ciò che è statico, come la frutta e i panneggi per esempio, simboleggia il passato, mentre il vetro infranto la contemporaneità, fatta perlopiù dell’incertezza e della fragilità economica che stiamo vivendo».
E riguardo alla tecnica invece?
«Ho eseguito un bozzetto dell’opera per rendermi conto dell’ingombro degli oggetti e per capire quale materiale fosse più giusto usare. A quel punto mi sono recato al mercato per procurarmi gli elementi che mi occorrevano e, nel mio studio, ho cominciato a fotografare».
Invece per il vetro il discorso è diverso….
«Effettivamente il vetro potrebbe sembrare immortalato proprio nell’attimo della sua esplosione, ma di fatto non è così: lo rompo, ne fotografo ogni singolo pezzo e creo la composizione con l’aiuto del computer».
Il risultato è a dir poco stupefacente.
«E’ un metodo di lavoro di cui mi avvalgo spesso: parto da un bozzetto, fotografo e mi dedico al montaggio. Si tratta di una tecnica che esiste già, ma che ancora non è né ben definita, né molto affermata».
Gli scatti Decadence Flowers #00 e Decadence Flowers #01 immagino appartengano ad una serie differente…
«Sì, questa serie è un progetto di fine art e raffigura elementi floreali che esplodono in un universo parallelo, dando vita a costellazioni colorate».
E adesso a cos’altro ti stai dedicando?
«Al momento mi sto dedicando ad un altro progetto di fine art che s’intitola Anima. Si tratta di un’indagine introspettiva personale, nella quale però si possono riconoscere tutti. Anche in questo caso ho dipinto dei bozzetti, ho costruito delle miniature con materiali di recupero e le ho fotografate».